Diciassettesima settimana – le mie compagne di stanza

Durante la mia degenza in ospedale, quando sono stata trasferita dalla sala parto al reparto ginecologico (vedi post del 22 maggio 2010),  ho avuto la fortuna di trovarmi in stanza con altre ragazze della mia età o poco più grandi ed ero l’unica, di sei, ad essere in gravidanza; le altre lo erano state e avevano perso il bambino da poco, chi in un modo chi nell’altro 😦

Accanto alla nostra stanza erano ricoverate le neo – mamme e due o tre volte al giorno vedevamo passare in corridoio nelle cullette i loro neonati per l’allattamento. Ogni volta che sentivo i vagiti dei piccoli mi chiedevo cosa stessero pensando le mie compagne di stanza, chi in attesa di un raschiamento, chi di una operazione un po’ più complicata che rischiava di degenerare in isterectomia…

Devo dire che in più di una occasione hanno mostrato molta sensibilità nei miei riguardi pensando che i loro discorsi, legati alle loro recenti brutte esperienze, potessero mettermi ansia o comunque rattristarmi. A dire il vero certo non mi rallegrava sentire come avevano perso il bambino, chi alla ottava settimana, chi al quarto mese…, mi dispiaceva per loro e cercavo di non ostentare la mia gravidanza.

Nonostante tutto le mie compagne di stanza erano molto più gioviali e predisposte al sorriso delle neo – mamme nella stanza a fianco. Mi sono chiesta perché! Strano, vero? Se mi avessero chiesto di scegliere a scatola chiusa in quale stanza andare, in quella delle neo-mamme o con cinque donne che mamme non lo erano più, avrei scelto di sicuro la prima. Ed avrei sbagliato!

Nella sofferenza di ognuna di loro c’era la speranza e la forza di ricominciare, la gioia di sapere che a casa c’era un altro figlio/a ad aspettare la loro mamma o, comunque, la consapevolezza che la vita è fatta anche di brutte esperienze ma che vale la pena di essere vissuta col sorriso.

Grandi! In bocca al lupo!

Diciassettesima settimana – l’amniocentesi e poi…

“Il bambino è buono è la mamma che fa casini”

Ciao a tutti, sono tornata! Vi chiederete “da dove?”…

Lunedì scorso mi sono sottoposta all’amniocentesi in un noto ospedale di Roma, alle 8 del mattino ero lì, puntuale come un orologio svizzero, accompagnata da mio marito; alle ore 10 è arrivato il mio turno, ero la quinta mamma di sei…

Ero un po’ preoccupata per il rischio connesso all’esame in sé ma i dottori mi hanno subito messo a mio agio, inoltre il mio ginecologo era stato tanto premuroso da venire ad assistere al mio esame e questo mi tranquillizzava.

Ed eccomi allora sdraiata sul lettino con la pancia scoperta che guardavo il monitor dell’ ecografo…Pallino si muoveva a desta e a sinistra ed apriva e chiudeva le braccia e le gambine…ed io cercavo telepaticamente di suggerirgli di stare fermo; appena i dottori hanno cominciato a cospargermi la pancia di quel disinfettante giallognolo, Pallino si è tutto rannicchiato sul lato sinistro lasciando tanto, ma tanto spazio per infilare l’aghetto (di 5-6 cm) nella mia pancia.

Il prelievo è stato rapido ed indolore, ho sentito solo una piccola puntura sulla pancia e subito dopo una seconda puntura che ha creato dentro di me un rumorino come quando si buca un palloncino d’acqua. L’esame in totale è durato meno di 10 minuti perché Pallino è stato tanto buono da mettersi subito da un lato, fermo, in attesa che l’ago uscisse dalla sua casetta.

L’infermiera mi ha pulito dal disinfettante in eccesso e mi ha mandato in una saletta, con le altre mamme, dove sarei dovuta rimanere sdraiata un’oretta prima di essere dimessa.

Uscendo dalla sala prelievi avevo anche tranquillizzato mio marito che era tutto ok, così lui si è allontanato per un’oretta per motivi di lavoro, poi sarebbe passato a prendermi appena dimessa.

Nella saletta con le altre mamme abbiamo cominciato a parlare del più e del  meno, tra una telefonata e l’altra a genitori e parenti per tranquillizzarli sul buon esito dell’esame in sé. Dopo meno di un quarto d’ora che ero lì ho cominciato a sentire delle fitte, via via più intense, prima all’altezza dei fianchi, poi più in basso e poi si sono concentrate sul lato sinistro dell’addome, tra il rene ed il pube…Al che mi sono alzata con cautela per avvertire il medico…sono arrivata fuori alla sala prelievi giusto in tempo per … svenire! Non ero mai svenuta finora!

Mentre riprendevo conoscenza sentivo i medici che cercavano di contattare il mo ginecologo e che si informavano con una certa animosità sulla disponibilità della sala parto! Io ero molto confusa, tremavo e sudavo allo stesso tempo e non riuscivo a stare distesa sul lettino per i forti dolori addominali. Le due infermiere cercavano di tenermi ferma per infilarmi l’ago-cannula su un braccio – per farmi flebo di antidolorifici e antiinfiammatori – e per prelevarmi il sangue sull’altro.

Nel delirio io chiedevo di recuperarmi la borsa nella saletta di attesa dove avevo il cellulare per avvertire mio marito…

Nel frattempo era arrivato il mio ginecologo e le infermiere hanno cominciato a cercare anche mio marito nella sala di attesa nella speranza fosse rientrato (non volevano che lo avvertissi al telefono per non farlo spaventare inutilmente).

Ho un ricordo confuso di cosa sia successo nella stanza e di quanto tempo sia passato…ad un certo punto è arrivato mio marito…io non avevo la forza di parlare, ricordo solo di avergli chiesto di chiamare mia madre, pensavo di morire, sul serio (che stupida!)…non so se poi l’ha chiamata, credo di no.

Tutti in quella stanza, medici e infermieri, erano preoccupati che avessi contrazioni uterine dovute all’amniocentesi…poi hanno supposto che fosse una colica renale perché il dolore arrivava dal fianco sinistro e mi faceva male la schiena…”In trent’anni di esperienza non ci è mai capitata una coincidenza così: una colica in concomitanza ad una amniocentesi”, dicevano i due dottori che mi hanno fatto il prelievo del liquido amniotico.

Nel frattempo si era liberata la sala parto! Ma allora era vero!?!? Volevano portarmi in sala parto?!?! Aiuto?!?! Mica dovevo partorire?!?! Sentivo tutto ma non riuscivo a chiedere il perché! Verso le 16 le coliche sono finalmente terminate, mi sono sentita meglio ed ho anche capito che ero in sala parto solo perché… non c’era un altro posto libero in reparto…

Hanno permesso a mio marito di starmi vicino, tutto bardato di cuffietta, camice e copri scarpe sterili.

Quando è passato il dottore che mi aveva fatto l’amnio gli ho chiesto come stava Pallino e lui ha risposto: “Il bambino sta bene ed è buono, è la mamma che fa casini!”

Mi ha strappato un sorriso!

Verso le 18 mi hanno trasferito in reparto, perché si era liberato un posto letto; sono rimasta in ospedale 4 giorni in osservazione, i dolori che ho avuto sono stati causati da una colica addominale e non hanno niente a che vedere con l’amnio…meno male! Pallino sta bene e la sua mamma pure, anche se fa sempre casini!