Trentaduesima settimana: colpita ed affondata!

Io e Pallino siamo finalmente giunti alla fine della 32-esima settimana, i manuali delle mamme in attesa dicono che il peso della gestante dovrebbe aumentare di circa mezzo chilo a settimana…io sono stabile sul mio peso (+ 9 kg da inizio gravidanza) da 5 settimane a questa parte, grazie alla dieta cui sono stata sottoposta a causa di un leggero diabete gestazionale.
Seguendo questa dieta il liquido amniotico non è cresciuto e Pallino si sta mantenendo normopeso…Il diabete gestazionale, infatti, provoca la nascita di bimbi grandi. Questo mi ha preservato, finora, anche dal mal di schiena che, alla fine del settimo mese fa capolino.
Fortunatamente non ho le gambe gonfie…non ancora, nonostante il caldo matto che fa in questi giorni. Indosso ancora i miei anelli e riesco a mettere le scarpe chiuse….solo quelle sportive però, perche’ i piedi si sono un pò ingrossati.
Questa ritenzione idrica, che in termini medici è chiamata edema, si presenta solo verso sera, se sono stata parecchio in piedi durante il giorno. Il mio gine dice che dovrei bere di più…almeno 3 lt di acqua al giorno.
Ma parliamo di Pallino.
All’ultima ecografiia fatta poco prima di ferragosto era lungo all’incirca 40 cm e pesava poco meno di 1,5 kg. Il suo colore della pelle sta passando dal rossastro al roseo e gran parte delle grinze della pelle stanno scomparendo per effetto del grasso che sta accumulando sulla cute. La lanugine, ovvero la peluria che prima lo ricopriva, è scomparsa quasi del tutto anche se è ancora rivestito dalla vernice caseosa, uno strato di grasso che protegge la sua pelle dalla macerazione a contatto col liquido amniotico. Sono cresciuti altri capelli e si sono allungate sia le ciglia che le sopracciglia.
Nei prossimi giorni comincierò a preparare la valigia mia e di Pallino per l’ospedale…viste le contrazioni (che non sono mai mancate dal quinto mese) meglio essere pronti a tutto!!!

Ambliopia, ma di che si tratta?

Ogni tanto leggo qualche rivista specializzata per le neo mamme…si trovano scritte delle cose agghiaccianti che, però, è meglio sapere, anche se forse non aiutano la serenità della gravidanza. Il termine di oggi, che non avevo ancora sentito, è ambliopia.

Che cos’è? Di sicuro, mi sono detta, ha a che fare con gli occhi, visto suffisso – opia. Leggendo fino in fondo l’articolo ho scoperto che è il modo scientifico di chiamare l’ “occhio pigro”, ovvero si tratta della diminuzione di capacità visiva di uno o di entrambi gli occhi, dovuta ad una insufficiente stimolazione dell’apparato visivo. 

Gli esperti dicono che riconoscere precocemente questa patologia è fondamentale per trovare rimedio. L’ambliopia non dipende direttamente dall’occhio ma dal cervello che trascura le immagini ricevute dall’occhio, più tardi si interviene meno possibilità ci sono che il cervello ricominci ad elaborare le immagini inviate dall’occhio pigro.

Dopo i 10 anni di età, dicono, la situazione è praticamente irreversibile.

La torta che vorrei…amaretti e cioccolato

Il titolo sintetizza condizione e stato d’animo! Vorrei un dolcino buonissimo, di quelli che potrei accompagnare con un bel bicchiere di latte freddo e spalmarci sopra un pò di Nutella o aggiungere una pallina di gelato alla crema…Dico vorrei perchè il gine mi ha “limitato” per non dire vietato, dolci e carboidrati (ovvero torte, merendine, biscotti, gelati, pasta, pane e pizza).

Eppure è strano perchè in genere non sono golosa di dolci, oggi mi è presa male!

Comunque, per chi non è a dieta scrivo la ricetta.

Ingredienti

-3 uova

-180 gr di zucchero

-180 gr di amaretti sbriciolati

-180 gr di farina

-½ bicchiere di olio di semi

-½ bicchiere di latte

-1 bustina di lievito per dolci paneangeli

-100 gr di gocce di cioccolato fondente

– zucchero a velo vanigliato a piacere

– una teglia di 26-28 cm di diametro

Preparazione

In un frullatore ridurre gli amaretti in farina; imburrare ed infarinare la teglia ed accendere il forno a 160°C.

Infarinare le gocce di cioccolato per evitare che si ammassino tutte sul fondo della torta.

Separare i tuorli dalla chiare delle uova, montare queste ultime a neve e riporle in frigo nel frattempo che si prepara l’impasto.

A questo punto in una terrina sbattere col frullino elettrico i tuorli con lo zucchero fino a creare una crema omogenea, poi aggiungere a poco a poco la farina, l’olio, gli amaretti sbriciolati ed il latte. Infine aggiungere le chiare montate a neve e la bustina di lievito.

Versare il composto nella teglia imburrata ed infarinata e cospargere con le gocce di cioccolato precedentemente infarinate.

Infornare a 160° per circa 45 minuti controllando la cottura dal vetro del forno senza aprirlo.

Quando la torta è dorata e si sente un bel profumino, controllare la cottura con uno stuzzicadenti.

Prima di servire lasciare raffreddare per un paio di ore.

Guarnire con zucchero a velo.

D’estate la torta può essere servita al piatto con una pallina di gelato del gusto preferito (ci sta bene il gusto crema).

Venticinque settimane

Siamo a quota 25! Abbiamo “scavallato” e tra poco più  di tre mesi è previsto il go live!

La pancia è ormai incontenibile e il caldo di questi giorni non mi fa venire voglia nemmeno di approfittare dei saldi per fare qualche compera per me o per il piccolo. Non ci avrei mai rinunciato prima!

Devo dire che ancora non è cominciata l’insonnia che, dicono, assale le donne a partire dal sesto mese, non ho incubi e non mi sveglio molte più volte per andare al bagno rispetto a quanto facevo già all’inizio della gravidanza.

Una cosa, invece, è cambiata negli ultimi giorni, mi sento più malinconica e più sensibile alla solitudine, mi pesano di più le trasferte fuori sede di mio marito.

Per fortuna tra un libro e un riposino, un post e un po’ di giardinaggio le giornate passano abbastanza velocemente.

Ho una leggerissima anemia, vedremo cosa mi dirà il gine al prossimo controllo tra una settimana. Ho fatto la curva glicemica la scorsa settimana e, da quanto capisco leggendo il referto, sembra essere tutto a posto. 

Il 21 giugno ho fatto la eco morfologica che ci ha confermato il nostro “sospetto” sul sesso del bimbo (masculo è!) e mi ha riscontrato un livello del liquido amniotico al limite della polidramnios!

Uff…ho dovuto limitare i carboidrati di pasta, pane e pizza…le uniche cose di cui sono veramente golosa. Anche i gelati e i dolci sono da evitare nel mio caso ma questo non mi pesa.

Il giorno della eco morfologica il bimbo era lungo 26 cm e pesava 400 gr…vedremo la prossima settimana quanto è cresciuto!

Il bimbo comincia a sentire bene sia me che i rumori circostanti, ascolta il mio battito cardiaco, i rumori che faccio durante la digestione, sente la mia voce e si accorge anche del buio e del giorno perché attraverso alle pareti dell’utero incomincia a filtrare la luce. Vuol dire che in questa settimana sta cominciando a funzionare anche il suo nervo ottico.

Sapete che cos’è la sudamina?

Io non l’avevo mai sentita, ma l’avevo vista, l’ho sentita chiamare volgarmente “sfogo di sudore”…

Ho letto una rivista dal parrucchiere e ho imparato, sfogliando tra le mille e mille pubblicità di smalti, scarpe e rossetti che la sudamina è quell’ irritazione della pelle del neonato (fino a 2 anni di età circa), dovuta ad una eccessiva produzione di sudore che non riesce ad evaporare perchè, ad esempio, il bambino è troppo coperto o si trova in un luogo chiuso, caldo e non ben arieggiato.  

Il sudore a contatto con la pelle provoca irritazioni ed infiammazioni perchè contiene acidi e sali minerali; viene trattenuto nei pori della pelle delicata del neonato e forma piccole vesciche sporgenti che rendono la pelle arrossata e ruvida al tatto. In generale l’arrossamento si manifesta sul collo, sulla nuca, all’inguine, sul sederino e sul pancino.

Come si cura?

Ho letto un articolo del prof. G. Marietti del Policlinico Gemelli di Roma che consiglia di fare dei bagnetti in acqua appena tiepida che rinfrescano la pelle e fanno scomparire l’irritazione, dopo il bagnetto la pelle deve essere tamponata delicatamente e non sfregata. Il primario consiglia inoltre di far attenzione a che le bollicine non si infettino, altrimenti occorrerebbe una pomata antibiotica…

Uff…quante cose bisogna sapere…

Pipi e patate

Ieri pomeriggio Pallino mi ha suggerito di preparare per cena qualcosa di veramente leggero…pipi e patate, ovvero peperoni rossi e gialli fritti con le patate.

E’ una ricetta calabrese e, anche se non si direbbe, è adatta anche in primavera – estate perché è un piatto buonissimo anche freddo.

E’ semplice da preparare, un po’ meno per chi non ama friggere e impregnare la casa ed il condominio intero di un profumo inconfondibile di peperoni e patate fritte. Fuori la porta di casa mia verso le 20 c’era la fila…

Per 4 presone ho preso 1 peperone (giallo o rosso) e 2 patate a testa.

Ho tagliato i peperoni a listarelle e le patate a fette non molto sottili, altrimenti si spappolano.

Ho fritto le patate in una padella e le lo poi messe su carta assorbente e le ho salate.

Nel frattempo ho messo in una padella più grande e col bordo alto un po’ di olio di oliva e 2 spicchi di aglio. Poi ho aggiunto i  peperoni e li ho cotti a fuoco lento per circa 20 minuti. Dopo un paio di minuti ho tolto l’aglio prima che si annerisse ed ho salato i peperoni.

Poco prima che i peperoni fossero cotti ho aggiunto 4 pomodorini pachino tagliati a metà e li ho fatti appassire con i peperoni.

Alla fine ho aggiunto le patate e 4 foglie di basilico e ho lasciato insaporire il tutto per 5 minuti.

Et voilà, le plat est prêt!

Culurgiones di patate con burro e salvia

Come vi scrivevo in altre occasioni, ogni tanto mi prende voglia di qualcosa di particolare, ma per il momento, sempre cose che avevo in casa o che potevo facilmente preparare con gli ingredienti che mi trovavo in dispensa.

Oggi mi è presa voglia di culurgiones di patate.

Avevo assaggiato questi maxi-ravioli in sardegna l’nno scorso e mi ero sempre promessa di imparare a prepararli.

Vi scrivo la ricetta ed allego la foto finale. Buon appetito!

Ingredienti per 6 persone

 Per il ripieno:

2 spicchi d’aglio

1 kg di patate rosse

7-8 foglie di menta

300 gr di pecorino stagionato grattuggiato

mezzo bicchiere di olio extravergine di oliva

 

Per la pasta:

1 dl di acqua

300 gr di farina

1 cucchiaio di sale

Preparazione del ripieno

Bollire le patate in acqua salata, una volta cotte e raffreddate sbucciarle e schiacciarle con uno schiacciapatate; versare la purea in un contenitore e aggiungere gradatamente l’olio, l’aglio e la menta tritati molto sottili.

Aggiungere il pecorino e mescolare fino ad ottenere un impasto omogeneo. Lasciate riposare l’impasto in frigo mentre si prepara la pasta.

Preparazione della pasta

Disporre la farina a fontana su una spianatoia, aggiungere l’acqua e lavorare fino a quando l’impasto avrà raggiunto una certa elasticità che consentirà di essere stirato in sfoglie sottili.

Dopo aver steso la pasta in fogli di circa 3-4 mm di spessore, ricavare tanti dischetti di 7-8 cm di diametro (va bene ad esempio usare come stampo un bicchiere capovolto).  Unire pollice ed indice di una mano e posizionarci sopra un dischetto di pasta. Porre nel dischetto, dove c’è l’incavo tra le due dita, un cucchiaio di impasto precedentemente preparato. Con l’altra mano chiudere la pasta pizzicandola lungo i bordi, un lato per volta. Il risultato finale sarà un raviolo dalla forma tipo spiga. 

Cuocere i culurgiones in acqua salata per 5 minuti, scolarli quando vengono a galla.

Condire con burro e salvia facendo sciogliere, durante la cottura dei culurgiones,  il burro in una padella, aggiungendo 5-6 foglie di salvia e facendo attenzione a che la salvia non bruci.

Servire con parmigiano o con altro pecorino grattugiato a seconda dei gusti. 

Suggerimenti 

I culurgiones possono essere con diti anche con sugo pomodoro e basilico.

Alcune varianti della ricette, a seconda delle zone della sardegna, prevedono nell’impasto, insieme alle patate, la cipolla invece dell’aglio, precedentemente fatta appassire in padella. 

Visto che i culurgiones ricordano la forma di una spiga, una volta cotti potete disporli su un piatto da portata a spina di pesce, in modo da ottenere una spiga gigante, oppure in un piatto tondo potete creare una specie di fiore.

Gravidanza e stipsi: consigli sperimentati!

Mi sono chiesta se inviare questo post visto che l’argomento non è certo piacevole. Però ho messo da parte quell’inutile senso di pudicizia e ho cliccato su “pubblica”!

Non intendo sponsorizzare prodotti, non ci guadagno niente, mi fa solo piacere condividere una esperienza di successo! 🙂

Mezz’ora prima di colazione ho preso per 10 giorni 1 bustina di Yovis 1g fermenti lattici sciolta in succo di frutta a pera a temperatura ambiente.

A colazione sto mangiando latte appena tiepido con i bastoncini di fibre Kellog’s All Bran e 4 prugne secche Sunsweet messe in ammollo in acqua dalla sera precedente.

Certo per me passare dalla colazione con i frollini al cacao e gocce di cioccolato ai bastoncini di crusca è stato un trauma, ma se mi evita le coliche direi che il sacrificio vale la pena!

Diciassettesima settimana – le mie compagne di stanza

Durante la mia degenza in ospedale, quando sono stata trasferita dalla sala parto al reparto ginecologico (vedi post del 22 maggio 2010),  ho avuto la fortuna di trovarmi in stanza con altre ragazze della mia età o poco più grandi ed ero l’unica, di sei, ad essere in gravidanza; le altre lo erano state e avevano perso il bambino da poco, chi in un modo chi nell’altro 😦

Accanto alla nostra stanza erano ricoverate le neo – mamme e due o tre volte al giorno vedevamo passare in corridoio nelle cullette i loro neonati per l’allattamento. Ogni volta che sentivo i vagiti dei piccoli mi chiedevo cosa stessero pensando le mie compagne di stanza, chi in attesa di un raschiamento, chi di una operazione un po’ più complicata che rischiava di degenerare in isterectomia…

Devo dire che in più di una occasione hanno mostrato molta sensibilità nei miei riguardi pensando che i loro discorsi, legati alle loro recenti brutte esperienze, potessero mettermi ansia o comunque rattristarmi. A dire il vero certo non mi rallegrava sentire come avevano perso il bambino, chi alla ottava settimana, chi al quarto mese…, mi dispiaceva per loro e cercavo di non ostentare la mia gravidanza.

Nonostante tutto le mie compagne di stanza erano molto più gioviali e predisposte al sorriso delle neo – mamme nella stanza a fianco. Mi sono chiesta perché! Strano, vero? Se mi avessero chiesto di scegliere a scatola chiusa in quale stanza andare, in quella delle neo-mamme o con cinque donne che mamme non lo erano più, avrei scelto di sicuro la prima. Ed avrei sbagliato!

Nella sofferenza di ognuna di loro c’era la speranza e la forza di ricominciare, la gioia di sapere che a casa c’era un altro figlio/a ad aspettare la loro mamma o, comunque, la consapevolezza che la vita è fatta anche di brutte esperienze ma che vale la pena di essere vissuta col sorriso.

Grandi! In bocca al lupo!