Ambliopia, ma di che si tratta?

Ogni tanto leggo qualche rivista specializzata per le neo mamme…si trovano scritte delle cose agghiaccianti che, però, è meglio sapere, anche se forse non aiutano la serenità della gravidanza. Il termine di oggi, che non avevo ancora sentito, è ambliopia.

Che cos’è? Di sicuro, mi sono detta, ha a che fare con gli occhi, visto suffisso – opia. Leggendo fino in fondo l’articolo ho scoperto che è il modo scientifico di chiamare l’ “occhio pigro”, ovvero si tratta della diminuzione di capacità visiva di uno o di entrambi gli occhi, dovuta ad una insufficiente stimolazione dell’apparato visivo. 

Gli esperti dicono che riconoscere precocemente questa patologia è fondamentale per trovare rimedio. L’ambliopia non dipende direttamente dall’occhio ma dal cervello che trascura le immagini ricevute dall’occhio, più tardi si interviene meno possibilità ci sono che il cervello ricominci ad elaborare le immagini inviate dall’occhio pigro.

Dopo i 10 anni di età, dicono, la situazione è praticamente irreversibile.

Il mirto – la pianta sacra agli dei

Visto il mio interesse per la mitologia greco-romana e l’argomento del mio ultimo post (Mirto – il digestivo sardo), ho deciso di raccontarvi perchè il mirto viene anche definito la pianta sacra agli dei.

Il nome mirto deriva dal latino myrtus, greco myrtos, che significa essenza profumata.

Secondo la mitologia greca prende il nome da Myrsine, una fanciulla uccisa per invidia dal giovane che era stato da lei battuto nei giochi ginnici.  Atena (Minerva per i latini), dea della sapienza, della saggezza, della tessitura, delle arti e della guerra, impietosita dalla triste morte della fanciulla la trasformo in un arbusto odoroso.

Un’altra leggenda narra che Bacco, dio del vino, della vendemmia e dei vizi (Dioniso secondo la mitologia greca), quando si era recato negli inferi per liberare la madre Selene uccisa fulminata da Giove, aveva promesso di lasciare in cambio della madre una pianta di mirto. Questo è il motivo perchè qualcuno attribuisce al mirto un significato funereo e usa decorare i sepolcri con i suoi rami.

Nella mitologia greca si narra anche che Afrodite (Venere secondo la mitologia romana) dea dell’amore, della bellezza e fertilità, moglie di Vulcano, uscita nuda dal mare venne inseguita dai satiri (figure mitologiche maschili che abitano boschi e montagne, personificazione della fertilità e della forza della natura) e trovò rifugio in un bosco di mirti.

Secondo Ovidio (poeta elegiaco romano del 43 a.C.) invecen Venere, nata dal mare, approdò sulla spiaggia di Citara (Ischia) e coprì le sue grazie con dei rami di mirto.

Le sue fronde divennero, a partire dal 500 a.C. simbolo di vittoria, infatti durante un’ovazione, decretata dal Senato romano (concessa in genere quando la guerra era di minore importanza o quando il conflitto si era concluso con poco di sangue o accordata ad un generale vittorioso in una campagna nel corso di una guerra non ancora conclusa) il vincitore saliva al Campidoglio con una corona di mirto e sacrificava una pecora (ovis in latino, da cui il termine ovazione).

Negli ultimi secoli dell’impero romano il mirto era considerato un albero propiziatorio per i giovani sposi e veniva regalato per la loro abitazione, se ne facevano ghirlande per le feste nunziali. Questa tradizione è ancora in uso oggi in alcune regioni italiane dove si usa mettere, nei mesi estivi, alcuni rametti di mirto nel bouquet della sposa.

Oggi il mirto viene usato in cucina, oltre per fare il buonissimo digestivo (ricetta), anche per profumare la carne al forno o allo spiedo. Il fumo dei rametti di mirto conferisce un ottimo aroma alla grigliata. Con finocchio selvatico ed alloro profuma la salamoia alle olive nere.

Ma il mirto non è usato solo in cucina, ad esempio è utilizzato anche per conciare il cuoio fine (foglie, radici e corteccia contengono tannini), per profumare la biancheria (si mettono alcuni rametti nell’armadio, alla stregua dei sacchetti di lavanda); il legno di mirto è inoltre un ottimo combustibile e, per la sua durezza e compattezza, viene anche impiegato per lavori di tornitura (es per manici di attrezzi, ombrelli, bastoni…).

Mirto – il digestivo sardo

E’ tempo di vacanze e molti, a quanto sto sentendo e leggendo, sono o stanno per andare in Sardegna! Allora consiglio di assaggiare (e portarne un pò a casa) il mirto, dopo cena e bello freddo! Non quello del supermercato (tipo zedda piras, che si vende dovunque e anche all’estero) ma  quello artigianale. Io ho assaggiato e comprato il mirto de domu, della liquoreria campidano…non so se è il migliore ma di sicuro è molto buono.

Se poi riusciste a portarvi via un pò di bacche di mirto potreste farlo voi stessi a casa al rientro…vi dò la ricetta per il mirto rosso.

Ingredienti:

250 gr di bacche di mirto mature (di colore nero-azzurro o rosso molto scuro)

1 lt di alcool puro

1 lt di acqua

500 gr di zucchero

 

 

Preparazione:

Mettete le bacche a bagno nell’alcool in un recipiente coperto (ma non chiuso ermeticamente) per 20 giorni, mescolando ogni tanto con un cucchiaio ben pulito. Trascorso il tempo di infusione preparate uno sciroppo con acqua e zucchero, riscaldando l’acqua in una pentola e aggiungendo lo zucchero, avendo cura di farlo sciogliere bene. Lasciate raffreddare lo sciroppo a temperatura ambiente. Nel frattempo passate le bacche e l’alcool in un passaverdure e poi filtrate il composto ottenuto (meglio se mettete sul passino un telo di cotone o di lino). Aggingete poi lo sciroppo di acqua e zucchero al liquido filtrato e mescolate bene. Imbottigliate e conservate in frigo. Et voilà! Il digestivo è pronto!

Esiste anche il mirto bianco, ottenuto dalla macerazione di bacche di mirto depigmentate oppure dalla macerazione delle foglie di mirto (solo foglie giovani e germogli). Questo liquore ha caratteristiche organolettiche differenti dal mirto rosso (mirto propriamentee detto).

Un nuovo fiore per un nuovo giorno

Ciao a tutti! Dopo un paio di giorni di attesa ecco che stamattina è spuntato un nuovo fiore sul balcone…mi ha regalato un buongiorno che estendo a tutti voi.

Il fiore è spuntato su un cactus all’apparenza anonimo, dalla foto sembra grande e lo è davvero. Le dimensioni del fiorellino? Eccole: 25 cm di lunghezza per 13 cm di diametro max.

La torta che vorrei…amaretti e cioccolato

Il titolo sintetizza condizione e stato d’animo! Vorrei un dolcino buonissimo, di quelli che potrei accompagnare con un bel bicchiere di latte freddo e spalmarci sopra un pò di Nutella o aggiungere una pallina di gelato alla crema…Dico vorrei perchè il gine mi ha “limitato” per non dire vietato, dolci e carboidrati (ovvero torte, merendine, biscotti, gelati, pasta, pane e pizza).

Eppure è strano perchè in genere non sono golosa di dolci, oggi mi è presa male!

Comunque, per chi non è a dieta scrivo la ricetta.

Ingredienti

-3 uova

-180 gr di zucchero

-180 gr di amaretti sbriciolati

-180 gr di farina

-½ bicchiere di olio di semi

-½ bicchiere di latte

-1 bustina di lievito per dolci paneangeli

-100 gr di gocce di cioccolato fondente

– zucchero a velo vanigliato a piacere

– una teglia di 26-28 cm di diametro

Preparazione

In un frullatore ridurre gli amaretti in farina; imburrare ed infarinare la teglia ed accendere il forno a 160°C.

Infarinare le gocce di cioccolato per evitare che si ammassino tutte sul fondo della torta.

Separare i tuorli dalla chiare delle uova, montare queste ultime a neve e riporle in frigo nel frattempo che si prepara l’impasto.

A questo punto in una terrina sbattere col frullino elettrico i tuorli con lo zucchero fino a creare una crema omogenea, poi aggiungere a poco a poco la farina, l’olio, gli amaretti sbriciolati ed il latte. Infine aggiungere le chiare montate a neve e la bustina di lievito.

Versare il composto nella teglia imburrata ed infarinata e cospargere con le gocce di cioccolato precedentemente infarinate.

Infornare a 160° per circa 45 minuti controllando la cottura dal vetro del forno senza aprirlo.

Quando la torta è dorata e si sente un bel profumino, controllare la cottura con uno stuzzicadenti.

Prima di servire lasciare raffreddare per un paio di ore.

Guarnire con zucchero a velo.

D’estate la torta può essere servita al piatto con una pallina di gelato del gusto preferito (ci sta bene il gusto crema).

Venticinque settimane

Siamo a quota 25! Abbiamo “scavallato” e tra poco più  di tre mesi è previsto il go live!

La pancia è ormai incontenibile e il caldo di questi giorni non mi fa venire voglia nemmeno di approfittare dei saldi per fare qualche compera per me o per il piccolo. Non ci avrei mai rinunciato prima!

Devo dire che ancora non è cominciata l’insonnia che, dicono, assale le donne a partire dal sesto mese, non ho incubi e non mi sveglio molte più volte per andare al bagno rispetto a quanto facevo già all’inizio della gravidanza.

Una cosa, invece, è cambiata negli ultimi giorni, mi sento più malinconica e più sensibile alla solitudine, mi pesano di più le trasferte fuori sede di mio marito.

Per fortuna tra un libro e un riposino, un post e un po’ di giardinaggio le giornate passano abbastanza velocemente.

Ho una leggerissima anemia, vedremo cosa mi dirà il gine al prossimo controllo tra una settimana. Ho fatto la curva glicemica la scorsa settimana e, da quanto capisco leggendo il referto, sembra essere tutto a posto. 

Il 21 giugno ho fatto la eco morfologica che ci ha confermato il nostro “sospetto” sul sesso del bimbo (masculo è!) e mi ha riscontrato un livello del liquido amniotico al limite della polidramnios!

Uff…ho dovuto limitare i carboidrati di pasta, pane e pizza…le uniche cose di cui sono veramente golosa. Anche i gelati e i dolci sono da evitare nel mio caso ma questo non mi pesa.

Il giorno della eco morfologica il bimbo era lungo 26 cm e pesava 400 gr…vedremo la prossima settimana quanto è cresciuto!

Il bimbo comincia a sentire bene sia me che i rumori circostanti, ascolta il mio battito cardiaco, i rumori che faccio durante la digestione, sente la mia voce e si accorge anche del buio e del giorno perché attraverso alle pareti dell’utero incomincia a filtrare la luce. Vuol dire che in questa settimana sta cominciando a funzionare anche il suo nervo ottico.