Il mirto – la pianta sacra agli dei

Visto il mio interesse per la mitologia greco-romana e l’argomento del mio ultimo post (Mirto – il digestivo sardo), ho deciso di raccontarvi perchè il mirto viene anche definito la pianta sacra agli dei.

Il nome mirto deriva dal latino myrtus, greco myrtos, che significa essenza profumata.

Secondo la mitologia greca prende il nome da Myrsine, una fanciulla uccisa per invidia dal giovane che era stato da lei battuto nei giochi ginnici.  Atena (Minerva per i latini), dea della sapienza, della saggezza, della tessitura, delle arti e della guerra, impietosita dalla triste morte della fanciulla la trasformo in un arbusto odoroso.

Un’altra leggenda narra che Bacco, dio del vino, della vendemmia e dei vizi (Dioniso secondo la mitologia greca), quando si era recato negli inferi per liberare la madre Selene uccisa fulminata da Giove, aveva promesso di lasciare in cambio della madre una pianta di mirto. Questo è il motivo perchè qualcuno attribuisce al mirto un significato funereo e usa decorare i sepolcri con i suoi rami.

Nella mitologia greca si narra anche che Afrodite (Venere secondo la mitologia romana) dea dell’amore, della bellezza e fertilità, moglie di Vulcano, uscita nuda dal mare venne inseguita dai satiri (figure mitologiche maschili che abitano boschi e montagne, personificazione della fertilità e della forza della natura) e trovò rifugio in un bosco di mirti.

Secondo Ovidio (poeta elegiaco romano del 43 a.C.) invecen Venere, nata dal mare, approdò sulla spiaggia di Citara (Ischia) e coprì le sue grazie con dei rami di mirto.

Le sue fronde divennero, a partire dal 500 a.C. simbolo di vittoria, infatti durante un’ovazione, decretata dal Senato romano (concessa in genere quando la guerra era di minore importanza o quando il conflitto si era concluso con poco di sangue o accordata ad un generale vittorioso in una campagna nel corso di una guerra non ancora conclusa) il vincitore saliva al Campidoglio con una corona di mirto e sacrificava una pecora (ovis in latino, da cui il termine ovazione).

Negli ultimi secoli dell’impero romano il mirto era considerato un albero propiziatorio per i giovani sposi e veniva regalato per la loro abitazione, se ne facevano ghirlande per le feste nunziali. Questa tradizione è ancora in uso oggi in alcune regioni italiane dove si usa mettere, nei mesi estivi, alcuni rametti di mirto nel bouquet della sposa.

Oggi il mirto viene usato in cucina, oltre per fare il buonissimo digestivo (ricetta), anche per profumare la carne al forno o allo spiedo. Il fumo dei rametti di mirto conferisce un ottimo aroma alla grigliata. Con finocchio selvatico ed alloro profuma la salamoia alle olive nere.

Ma il mirto non è usato solo in cucina, ad esempio è utilizzato anche per conciare il cuoio fine (foglie, radici e corteccia contengono tannini), per profumare la biancheria (si mettono alcuni rametti nell’armadio, alla stregua dei sacchetti di lavanda); il legno di mirto è inoltre un ottimo combustibile e, per la sua durezza e compattezza, viene anche impiegato per lavori di tornitura (es per manici di attrezzi, ombrelli, bastoni…).

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